Giovane, spigliata, curiosa e con tanta voglia di creare una collezione tutta sua, così potremmo definire Agnese di Appi. Mentre molti di voi stanno preparando le valigie, vi raccontiamo di questa piccola e unica produzione di costumi da mare per bambini, dallo stile andaluso e fatti con amore. Buona lettura a tutti, ci rivediamo tra qualche settimana, qui sul blog con nuove storie.
“Mi chiamo Agnese e ho 29 anni. Appartengo a quella generazione di bambine che ha passato l’infanzia con i pennarelli in mano, disegnare era ciò che amavo fare di più. Mi definirei sicuramente una sognatrice, molto curiosa, tendo sempre a cercare il lato nascosto delle cose.
Allo stesso tempo mi reputo molto concreta, nel mio lavoro sono molto rigida e pignola, la classica precisina insopportabile. Ho una personalità particolare, sono tante cose insieme.
Le cose che amo di più sono semplici, come me. Un posto caldo, il mare, gli amici. Mi considero una persona grata e felice per tutto ciò che ha. Il nome APPI nasce proprio da qui, oltre che essere un rimando alle mie iniziali.”

Come è nata la tua collezione di costumi bimbi? Raccontaci l’ispirazione, i colori e il materiale usato
“Nel 2016 ho lavorato in un’azienda di abbigliamento per bambini, come assistente designer, a Siviglia. Un giorno mi proposero di disegnare una stampa che dopo pochissimo mi ritrovai realizzata in tessuto. Credo che quello sia stato il momento in cui realizzai che potevo buttarmi in qualcosa di mio. L’ispirazione è arrivata vivendo lì, nella maniera più vicina possibile a quella locale. La ricerca è per me parte fondamentale, non riuscirei mai a basarmi su foto o testi trovati su internet. Trascorrevo molto tempo nelle librerie, cercavo scritti che parlassero delle tradizioni andaluse più radicate, guardavo spettacoli di flamenco, dopo il lavoro ero sempre in giro. La ballerina, in rosso, l’arancio, gli agrumi, il giallo, il sole, l’azzurro, il cielo, limpido, quasi sempre. L’idea dei costumini è arrivata semplicemente sfogliando il catalogo tessuti di thecolorsoup. Non ho resistito a quella morbidezza ed al fatto che il tessuto beachwear fosse così leggero e delicato. Ne sono rimasta estasiata. Trovare i tessuti adatti, nell’abbigliamento bambini, credo sia importantissimo, bisogna fare molta attenzione.”
Quando è nata la voglia di creare abbigliamento personalizzato?
“Dopo il Polimoda, un’accademia di moda a Firenze, ho lavorato per due anni presso Fondazione Archivio Emilio Pucci. Stando in archivio ho avuto modo di studiare e toccare con mano tutte le stampe, le illustrazioni, stoffe, cartelle colore e collezioni, dagli anni ’40 sino ad oggi. Quell’esperienza è stata grande fonte d’ispirazione, credo abbia definito a pieno il mio stile. Gli accostamenti ed i contrasti di colore e di tessuto padroneggiano sulle forme classiche, le linee semplici, molto minimal, ma contemporanee. Nelle mie collezioni non mancheranno mai capi stampati come anche stampe unisex. Non credo nel rosa e blu!”

Cosa distingue il brand da altri?
“Mi piacerebbe offrire un’alternativa, qualcosa di nuovo, forme differenti alle solite che siamo abituati a vedere nell’abbigliamento per bambini. Onestamente mi sembra ci sia poca scelta. Capi più contemporanei, forme più semplici e tessuti più comodi, prediligo sicuramente il cotone. Sono per una linea più essenziale, taglie piuttosto ampie, in modo tale che il bambino possa utilizzarle a lungo. Nella mia bio, parlo di artigianato e di slow design, vorrei che i miei capi raccontassero ognuno una storia personale. In base alla ricerca e al tema della collezione, realizzerò pochi pezzi, piccoli capi in serie, che possano raccontare, attraverso i miei occhi e le mie sensazioni, un luogo, una città, una cultura, una tradizione. Mi piace quest’idea di proporre chicche inaspettate. Se decidessi di raccontare Londra per la prossima estate, potreste, per esempio, aspettarvi costumini e ritrovarvi, invece, con dei mini ombrelli.“

Progetti per il futuro?
“Troppi. Ho scelto di creare un marchio tutto mio proprio per avere piena libertà di scelta, su tutto. Sono aperta a collaborazioni con chiunque sia in linea con il mio concetto di design, etico e sostenibile. Credo sia fondamentale rimanere autentici, fedeli ai propri ideali. Al centro di tutto, per me, ci sono i bambini, il resto viene dopo. Una ragazza mi ha proposto di realizzare in collaborazione dei pannolini lavabili, l’idea mi piace molto. Vorrei inoltre collaborare con delle onlus e fare volontariato alle Galapagos. Prendere un aereo, forse più di uno, e raccontare storie nascoste. Girare il mondo, conoscere realtà sconosciute, fotografare i bimbi nei posti più strani, come quella volta che in india ne sorpresi uno giocare a palla con un elefante. Farò tutto ciò che ho detto, anche se non so ancora in quale ordine!”

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