“La passione che nasce fin da bambino sognando un giorno di poter usare la macchina da cucire della nonna”: è la storia di Stefano del brand Morgana Couture. Organizzate il vostro tempo, bastano solo 5 minuti, buona lettura!
Stefano, raccontaci chi sei e del tuo brand
“Eccomi, mi presento… sono Stefano (33 anni) sono di Susa, un paesino della Provincia di Torino, ma da molti anni vivo a Torino in pianta stabile. Sono un archeologo, e ho la fortuna da molti anni di poter fare di mestiere ciò per cui ho studiato, cosa non da poco di questi tempi. La mia professione mi ha portato per molti anni lontano da casa per lunghi periodi costringendomi ad accantonare la mia grande passione per il cucito. Alcuni anni fa, ormai 4 anni fa a dire il vero, sono rimasto senza lavoro per parecchi mesi e non riuscendo a rimanere con le mani ferme ho tirato fuori dalla scatola la macchina da cucire e mi sono rimesso in gioco. Prima sistemando cose mie, poi iniziando a ricevere richieste da amici e parenti di abbigliamento, fino a iniziare alcune collaborazioni con boutique di moda per cui principalmente facevo riparazioni e modifiche dei loro capi e piano piano ho iniziato a proporre pezzi miei, gonne, pantaloni, abiti… e poi una sera è arrivata una mia cara amica che mi ha chiesto di confezionarle un abito per un Cosplay, voleva fare Morgana… e da Morgana l’ho vestita… quel personaggio del ciclo arturiano mi ha sempre affascinato, e quando poco tempo dopo mi è stato chiesto di dare un nome alle cose che creavo quell’abito rappresentava un punto di svolta e da li è nata Morganacouture. Le borse sono arrivate per gioco. Alcuni negozi volevano un packaging per le feste un po particolare e abbiamo studiato delle shopper personalizzate con dei tessuti di riciclo per la maggior parte. Sono piaciute e allora ho iniziato a entrare in un universo parallelo del cucito. Un mondo che non aveva taglie e regole ferree. In questo mondo ho potuto liberare tutta la creatività che avevo. Ci sono voluti molti esperimenti, molte prove, innumerevoli tutorial trovati su internet e un workshop con una delle perone che stimo di più in questo settore, La ragazza dello sputnik (la mitica Carla), dopo aver visto i suoi lavori ho deciso di raggiungerla a Bologna, e conoscerla. È passato molto tempo da allora ma credo che confrontarmi con lei sia servito molto. Da tutto ciò è iniziata l’avventura di Morgana.”

Chi ti ha trasmesso la passione per il cucito?
“Uno dei primi ricordi che ho di me da bambino è a casa dei miei nonni materni, in una stanza c’era una vecchia macchinata cucire, una Pfaff a pedale che mia nonna aveva comprato dall’atelier in cui faceva la bustaia da ragazza. Ricordo interi pomeriggi passati al suo fianco, lei cuciva gonne, aggiustava camicie e pantaloni, e io giocavo con bottoni, fili, ritagli di tessuto e la guardavo. Crescendo ho iniziato istintivamente a cercare di riprodurre dei capi che mi piacevano (All’inizio erano orribili), io sceglievo i tessuti e li tagliavo, imbastivo tutto e poi mi sedevo di fianco a mia nonna che li cuciva. Per anni è andata così. Ho creato abiti per rievocazioni storiche, spettacoli teatrali, spose, invitati ai matrimoni… e per anni la storia si è ripetuta, io mi occupavo di tutto, ma alla macchina si sedeva lei. La macchina da cucire comunque ho imparato ad usarla, e per fortuna, perché nel momento in cui i suoi occhi hanno iniziato a giocarle qualche scherzo io sono diventato le sue mani. Ci sedevamo entrambi alla macchina, ma ora ero io a farla andare… e andava come una scheggia. Si perché mio nonno l’aveva modificata aggiungendogli il motore… ma da bambino mica ci avevo mai fatto caso. Nonna non c’è più, e io non ho più avuto il coraggio di sedermi a quella macchina. Ma tutte le volte che mi metto a lavorare lei mi critica ancora punto dopo punto ed è il miglior controllo qualità che i miei prodotti possano avere.”

Cosa rappresenta per te crearsi un abito o un accessorio unico e personalizzato?
“Non ho mai sopportato la moda di massa. Purtroppo vivere in provincia significa anche avere una ristretta scelta di negozi a cui attingere e questo mi ha sempre reso insofferente. Non ho mai concepito di uscire di casa e di ritrovarmi affiancato da altri vestiti uguale a me, follia! Per me l’abbigliamento è stile, carattere, la carta d’identità del tuo modo di essere e quindi deve essere univocamente tuo. Non ho molte occasioni per realizzare abbigliamento per me (questo non vuol dire che non capiti, sia chiaro) per questo vado alla ricerca di brand che caratterizzino il mio stile da mixare con gli accessori che mi creo.”

Come nascone le tue borse?
“Dettagli dettagli, dettagli… credo sia il mio motto. Le mie borse nascono di solito dall’osservazione di piccoli particolari notati nei posti più strani. Prima o poi mi prenderò una denuncia ma mi capita nei posti più strani di fermarmi ad osservare la rifinitura di una borsa o di un capo d’abbigliamento (in metro, mentre passeggio, a fare la spesa, su internet…), me la segno su un quaderno apposito e cerco di rielaborarla, magari non subito, ogni tanto l’idea arriva dopo parecchio e a quel punto la metto in prova. Tra mia madre, mia sorella e alcune amiche credo di aver riempito armadi interi di prototipi di borse per capire se potevano essere funzionali, pratiche e esteticamente buone. Le mie borse nascono principalmente in casa, ho ricavato un angolo dedicato al cucito in una stanza e presto ha preso il sopravvento su tutto, sono poco ordinato lo ammetto, e la quantità di tessuti che acquisto è incalcolabile! La ricerca dei materiali è il punto di partenza per la creazione. Io uso molto l’ecopelle, scelta dettata da una particolare attrazione per questo materiale, mi piace molto mixato con i vari tessuti. Lo trovo una base perfetta. Secondo must sono i cotoni, Canvas, twill, tele di vario spessore… la prima cosa che mi deve colpire è la stampa, il colore e la grafica a colpo d’occhio, poi la sensazione al tatto, passaggio fondamentale, è in quel momento che di solito scatta nella testa l’idea del lavoro che andrò a farci. Sulla scelta delle grafiche spazio molto, il colore è la componente fondamentale per ciò che mi riguarda, nell’ultimo anno ho iniziato a utilizzare molto i pattern realizzati da tre diegnatrici che trovo superlative: insunsit, Enrica mannari e la trentinelli. Pur avendo tre tratti differenti e molto caratterizzanti le trovo tutte e tre molto vicine allo stile di Morgana e per questo caratterizzano buona parte della colazione di borse di questa primavera-estate.”

Come immagini il tuo brand tra 5 anni? Cosa ti aspetti per il futuro dell’artigianato italiano?
“Immaginare Morgana tra 5 anni mi viene difficile, non sono uno che si pone obbiettivi così lunghi, di solito mi cerco di fissare degli step a corto raggio per non essere sopraffatto dall’ansia… la considero ancora una piccola creatura da far crescere e caricarla di aspettative mi destabilizza un po. Però sognare non costa nulla e mi auguro che questo progetto possa iniziare a trovare la sua dimensione indipendente, a far crescere il numero di persone che seguono i miei lavori e che spero continuino ad apprezzare i prodotti che faccio e a suggerirmi cosa vorrebbero vedere nelle future collezioni. Un sogno nel cassetto è quello di poter vedere un giorno un laboratorio dedicato solo a lei, un posto dove ci sia solo Morgana, il suo antro creativo. Piano piano, poco per volta credo che troverà anche lei la sua giusta collocazione nella mia vita e nel panorama artigianale italiano.
Nell’ultimo periodo ho riscontrato il riavvicinamento della gente all’artigianato e alla qualità manifatturiera. Non è semplice rieducare il pensiero delle persone passando velocemente dall’acquisto fast e Low cost delle grandi catene ad una concezione più qualitativa dell’acquisto. In una società in cui tutti vogliono essere e assomigliare all’idolo del momento uscire dal branco stereotipato e identificarsi con uno stile personale non è semplice. Credo sia ancora molto il lavoro da fare, ma la strada intrapresa è ottima e bisogna cercare di essere tutti uniti nell’affrontarla nel modo giusto.”

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